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Da ricerche scientifiche è emerso che il benessere è dovuto non solo alla vista di un ambiente totalmente rilassante, lontano dalla confusione cittadina, ma è dovuto agli olii essenziali, i fitocidi, che le piante rilasciano in maniera naturale. Queste fragranze e profumi, in particolare modo quelli emanati dalle conifere (oli essenziali legnosi), riducono il rischio di problemi psicosociali legati allo stress.
Motivo in più per preservare e proteggere la natura e l’integrità degli ambienti più selvaggi: l’uomo deve capire che la natura non va sfruttata ma è un bene prezioso per la nostra salute oltre che per la salute di tutto il nostro pianeta.
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa”, Henry David Thoreau
Quanta bellezza nei colori dell’autunno… Questo è un anno decisamente anomalo che continua a tormentare un po’ tutti e l’autunno, anche se ormai sta finendo, è stato per molti “a porte chiuse”. Molti dei luoghi a me cari sono purtroppo irraggiungibili a causa delle misure restrittive per la pandemia in corso.
Abbiamo tanti bei posti anche vicino a casa, questo è vero, ma con certi luoghi si ha un legame particolare, più profondo, dettato da qualche esperienza vissuta in precedenza o semplicemente per un qualcosa che sentiamo “a pelle”. Un po’ come succede con le persone. E proprio come in una vera amicizia, ci si aspetta pazientemente. E così … “Arrivederci al prossimo autunno”.
Come i rami di questo albero si allargano in un abbraccio forte e possente, così anch’io mi lascio trasportare da questa immaginazione e mi abbandono all’idea di essere protetta e amata in questi luoghi che reputo sacri: le nostre foreste.
“Non è tanto per la sua bellezza che una foresta resta impressa nei cuori degli uomini, quanto per quel sottile qualcosa, quella qualità dell’aria che emana dai vecchi alberi, che così meravigliosamente cambia e rinnova uno spirito stanco” ( R.L. Stevenson )
Ogni stagione ha i suoi colori. Poi ci sono quei momenti di transizione tra le stagioni che ci offrono qualcosa di diverso. Siamo a fine estate e inizio autunno, bisogna aspettare ancora un po’ per i colori autunnali, speriamo caldi e intensi.
Il cielo è nuvoloso, la pioggia cade e a volte il verde delle foglie sembra più vivo. I tronchi di questi faggi, invece, bagnati dalla pioggia , riflettono l’argento.
Ogni sfumatura di colore che percepiamo e ogni profumo sono momenti unici e indimenticabili.
Questa fotografia per me ha un significato particolare: è infatti l’ultima foto scattata durante un bellissimo viaggio, dove ho potuto ammirare un autunno incredibile, ricco di colori intensi e caldi.
Nel momento in cui scattavo questa fotografia, commossa, avevo la speranza di poter ritornare ancora una volta in questa terra che adoro e man mano che ammiravo questo tramonto, la speranza si trasformava in certezza. Così è stato, le avventure sono continuate.
Dobbiamo resistere, essere forti: adesso, come allora, la mia speranza si sta trasformando in certezza. Ne verremo fuori e torneremo a vivere intensamente le nostre emozioni, sperando che questa terribile esperienza ci trasformi in persone migliori.
“Non è tutto oro quello che luccica” dice un detto. In questo caso quello che risplende di color oro è molto più prezioso dell’oro stesso.
Del Carso si resta affascinati in questo periodo dell’anno per gli splendidi colori accesi dello Scotano: ed è meraviglioso osservarne le incredibili sfumature cromatiche. Osservando il paesaggio così colorato e trovandomi sui luoghi dove si è combattuta la Grande Guerra, mi è sembrato di rivedere il nostro tricolore italiano: è un pensiero che non posso dimenticare camminando accanto alle trincee.
Un gruppo di cascate fortunatamente ancora poco turistiche ma che indubbiamente meritano una visita. Il loro nome è legato al folclore islandese, sono infatti dedicate alla gigantessa Kola. Secondo la leggenda, Kola viveva su una sporgenza nella gola dove aveva trovato un posto piuttosto comodo dove sostare. Si narra che a volte, dopo una buona notte di sonno, Kola gettava la sua mano nuda nel ruscello per prendere il salmone a colazione, che avrebbe mangiato crudo a stomaco vuoto. A volte, però, lo gettava anche in un buco nel terreno con acqua bollente. Lì avrebbe cucinato il suo pescato per pranzo o per cena.
Leggenda a parte, è uno spettacolo impressionante attraversare il ponte e guardare le calme acque del fiume saltare improvvisamente e precipitare in avanti su così tante cascate imponenti, merita godersi questo spettacolo che certamente non lascerà nessuno impassibile.