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Ogni tanto piace anche a me questa tecnica di ripresa (ICM).
Nella foresta silenziosa, dove le ombre danzano e la luce filtra come un sussurro, non ci attendono pericoli, ma un abbraccio sereno che ha il sapore di una saggezza antica e che ci permette di riscoprire il nostro benessere interiore.
Ogni volta che mi lascio avvolgere dal verde, durante le mie immersioni nel bosco, ogni ombra si trasforma in un’opportunità di rinascita, mentre ascolto il linguaggio muto della natura.
Ogni foglia che danza nel vento celebra la vita e la bellezza che ci circonda.
All’entrata della foresta, non ci troviamo di fronte a una strada per le tenebre (come ci hanno fatto credere nel passato), ma a un cammino verso la luce interiore.
Il ciclamino, Cyclamen hederifolium, come altre piante, possiede un significato speciale nel linguaggio dei fiori, ma le interazioni culturali hanno creato diverse associazioni di significato nel tempo e nello spazio.
Il significato del suo nome deriva dal greco Kyklos, che significa cerchio, proprio per la forma arrotondata dei suoi petali e foglie.
Sebbene il ciclamino abbia avuto una connotazione principalmente negativa, oggi rappresenta aspetti positivi. Il suo duplice significato deriva dal contrasto fra la bellezza dei suoi fiori e la tossicità dei tuberi, dalla sua crescita in penombra e dalla varietà di colori che spaziano dal bianco al rosso.
Nell’antica Roma, il ciclamino era visto come un autentico talismano contro le maledizioni e le magie oscure. Donarlo equivaleva a proteggere qualcuno dal male. Era quindi un autentico portafortuna, un valido antidoto contro le influenze negative, grazie alla sua natura tossica (come lo erano anche le altre piante “pungenti”). Per gli antichi Greci, invece, la sua bellezza e la rapida propagazione lo elevavano a simbolo di fertilità e amore… ed era considerato anche afrodisiaco, simbolo di prosperità per le giovani coppie.
Recenti studi hanno messo in luce come il profumo del ciclamino possa aumentare la fiducia in se stessi, rendendolo un dono particolarmente prezioso per chi desidera elevare la propria reputazione.
Il linguaggio dei fiori ha origine nel medioevo, un’epoca caratterizzata dal progresso nella medicina e nella comprensione delle piante, delle erbe e delle radici. In questo contesto si sono sviluppate anche le associazioni negative col ciclamino. Probabilmente tutto ciò nasce dal netto contrasto tra l’eleganza dei suoi fiori, l’affinità per le aree ombreggiate e la tossicità dei suoi tuberi, che mentre risultano nocivi per gli esseri umani, non lo sono per altri animali. In quest’epoca, addirittura si raccomandava persino alle donne in gravidanza di evitare di calpestarlo, temendo che tale gesto potesse recare danno al nascituro!
Il dualismo del ciclamino potrebbe quindi arrecare incertezze nel donarlo.
Oggi il ciclamino continua a incantarci con la sua bellezza e ci suggerisce significati positivi: ricordo infatti che questo fiorellino favorisce l’autostima e la considerazione di se. Il fiore è simbolo della fertilità e si dona come buon augurio per l’arrivo di un figlio o un nuovo membro in famiglia. La pianta può essere regalata anche a chi ha avuto un periodo sfortunato e vuole risollevarsi e tornare ad avere un futuro vincente.
Finalmente nevica in montagna ed è una gioia, sempre!
Purtroppo le previsioni davano solo una giornata nella quale si sarebbe potuta verificare con una certa probabilità una bella nevicata… e allora meglio non perdere l’occasione e scappare in montagna!
La bellezza di una nevicata in un bosco è un vero spettacolo per gli occhi e per il cuore!
Delicati e leggeri fiocchi di neve accarezzano i rami degli alberi, creando un manto bianco che quasi copre tutto il paesaggio.
I suoni si attenuano, ci circonda un’atmosfera di tranquillità.
Ci si trova in un mondo incantato, dove tutto sembra immobile e silenzioso.
È un momento prezioso, da apprezzare e ammirare, che ci ricorda la bellezza e la magia della natura incontaminata.
Perché, al di là di tutti i discorsi più seri…, la neve mi riempie di allegria! E non immaginate quanto!
E poi si possono fare tante belle fotografie, proprio giocando con i fiocchi di neve!
Mi pare di tornare bambina 🙂 Sarà per quello che mi piace così tanto?
Nel Carso in autunno si assiste a una danza di colori: giallo, arancione e rosso.
Nell’intricato intreccio dello scotano, qualche fogliolina resiste all’inevitabile evolvere della stagione.
L’autunno dura sempre troppo poco. E poco durano anche le giornate, ma forse questa brevità rende tutto così bello e speciale.
E non posso non pensare al principio giapponese del Mono No Aware, l’impermanenza, che in questa stagione in Carso si manifesta.
La luce calda del tramonto accende ancor di più i colori, saluto quest’ultima fogliolina rossa, da domani forse qui resterà solamente un groviglio di rami, spogli e nudi, in attesa della rinascita.
C’è una parola che descrive la mia sensazione nell’osservare i dettagli di questa immagine: resilienza.
Quando mi sono trovata davanti a questo spettacolo, lo sguardo era magneticamente attratto da loro: gli alberi sul crinale.
La prima cosa alla quale ho pensato, nello stupore e meraviglia della scena, è stata proprio la resilienza, una qualità che tutti dovremmo sviluppare.
Resilienza… la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Così viene definita. E chi più delle piante ce lo può insegnare?
Sono esseri viventi nati molto tempo prima dell’uomo, adattati a vivere nelle condizioni più diverse, e rimanendo immobili hanno inventato strategie di sopravvivenza che l’uomo non si sogna nemmeno…. infatti l’uomo le sfrutta… e questo è un altro discorso. Lungo.
Resto il fatto che le piante sono meravigliose e dagli alberi abbiamo tanto ma tanto da imparare!
Boschi intricati, alberi e liane, un grande fascino che fa pensare a come dovevano essere ancor più belli questi luoghi prima dell’arrivo dell’uomo.
Sorge spontaneo domandare il permesso per entrarvi.
Come pretendiamo di definirci “essere superiori” rispetto a questi giganti verdi? La loro sapienza e intelligenza ci superano, come anche quella degli animali.
Ritengo che l’uomo sia in effetti l’essere meno intelligente di questo pianeta: è circondato da una bellezza meravigliosa e indescrivibile… eppure la distrugge, giorno dopo giorno.
I suoi colori spiccano nel verde del sottobosco.
Le sue forme sono eleganti e raffinate.
Ama crescere assieme alle sue simili, damigelle splendide che si fan compagnia nel silenzio della montagna.
Qualcuna è un pò solitaria, preferisce donare la sua bellezza a una certa distanza dalle altre ma sa di avere tante amiche simili attorno a lei. Ugualmente belle.
E’ sempre meraviglioso poterle trovare, accarezzarle, fotografarle con il massimo rispetto e venerazione.
Osservando un bucaneve sbocciato si può facilmente vedere un bellissimo e perfetto cuore verde capovolto, proiettato verso il cielo.
E quando il bucaneve deve ancora sbocciare è bello concentrarsi e cercare di intravedere quel cuoricino che timidamente si nasconde tra i candidi petali.
Il Galathus nivalis sembra essere proprio un simbolo di speranza e purezza, con lui ci lasciamo alle spalle i mesi più bui e freddi dell’inverno. Infatti è tra i primi ad annunciare l’arrivo della primavera che attendiamo sempre tutti con grande entusiasmo.
Curiosando nel linguaggio dei fiori sembra che il bucaneve indichi anche virtù e simpatia. E che sia simpatico, credo proprio che nessuno lo possa negare, soprattutto quando danza nel vento… con disappunto del fotografo che cerca di immortalare la sua bellezza.
Alberi… che meraviglia! Esseri viventi per secoli purtroppo considerati “inanimati” solo perché “immobili” (oggi sappiamo non lo sono affatto) o non intelligenti (anche questo smentito…). Così differenti tra loro sia per il loro aspetto che per il loro modo di vivere e la loro personalità! Alberi solitari che vivono benissimo isolati, alberi sociali che si sostengono l’un l’altro… Nel passato adorati, vere divinità e poi devastati e abusati…
Gli alberi si sono sviluppati su questo pianeta ben prima dell’arrivo dell’uomo e possono vivere tranquillamente senza l’uomo…totalmente indifferenti alla sua presenza… anzi, sarebbe anche meglio per loro e per tutto il resto del pianeta se noi non ci fossimo, ad esser sinceri.
L’uomo negli ultimi secoli ha sfruttato gli alberi, e non solo per i loro preziosi principi attivi. Ma con quale forma di gratitudine, oggi, l’uomo si pone dinnanzi a loro? Poche volte consideriamo queste creature come fonte di ispirazione e ancor meno volte proviamo per loro rispetto.
Quanto c’è ancora da studiare e scoprire sull’interazione tra mondo vegetale e uomo? Non dobbiamo solo sfruttare ogni cosa che ci circonda, dobbiamo interagire con consapevolezza. Pensiamo a colonizzare altri pianeti e nemmeno abbiamo finito di capire questo…
Oggi, 21 novembre, Giornata nazionale degli alberi, è una buona occasione per riflettere sull’importanza dei nostri amici e alleati naturali.
Ci sono luoghi che non esisteranno più.
Per davvero.
Non perché il fuoco ce li ha portati via… perché lo sappiamo che la Vita è più forte della piccolezza umana.
Ma proprio perché nella sua piccolezza, l’uomo pensa di fare grandi cose… utili a sé stesso, ovviamente… per rendere più fruibili certi luoghi. L’intenzione potrebbe sembrare buona ma qual’è il prezzo da pagare per tutto ciò?
L’uomo lo fa davvero: distrugge angoli di incredibile bellezza per farla vedere a più persone possibili. E per tante altre ragioni che non sto ad elencare.
“Chi se ne frega… di alberi ce ne sono tanti… uno più uno meno…”