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Alberi, amici dell’uomo

Alberi… che meraviglia! Esseri viventi per secoli purtroppo considerati “inanimati” solo perché “immobili” (oggi sappiamo non lo sono affatto) o non intelligenti (anche questo smentito…).  Così differenti tra loro sia per il loro aspetto che per il loro modo di vivere e la loro personalità! Alberi solitari che vivono benissimo isolati, alberi sociali che si sostengono l’un l’altro… Nel passato adorati, vere divinità e poi devastati e abusati…


Gli alberi si sono sviluppati su questo pianeta ben prima dell’arrivo dell’uomo e possono vivere tranquillamente senza l’uomo…totalmente indifferenti alla sua presenza…  anzi, sarebbe anche meglio per loro e per tutto il resto del pianeta se noi non ci fossimo, ad esser sinceri.

L’uomo negli ultimi secoli ha sfruttato gli alberi, e non solo per i loro preziosi principi attivi. Ma con quale forma di gratitudine, oggi, l’uomo  si pone dinnanzi a loro? Poche volte consideriamo queste creature come fonte di ispirazione e ancor meno volte proviamo per loro rispetto.

Quanto c’è ancora da studiare e scoprire sull’interazione tra mondo vegetale e uomo? Non dobbiamo solo sfruttare ogni cosa che ci circonda, dobbiamo interagire con consapevolezza.  Pensiamo a colonizzare altri pianeti e nemmeno abbiamo finito di capire questo… 

Oggi, 21 novembre, Giornata nazionale degli alberi, è una buona occasione per riflettere sull’importanza dei nostri amici e alleati naturali. 

 

Memorie di luoghi passati

Ci sono luoghi che non esisteranno più.
Per davvero. 

Non perché il fuoco ce li ha portati via… perché lo sappiamo che la Vita è più forte della piccolezza umana. 
Ma proprio perché nella sua piccolezza, l’uomo pensa di fare grandi cose… utili a sé stesso, ovviamente… per rendere più fruibili certi luoghi. L’intenzione potrebbe sembrare buona ma qual’è il prezzo da pagare per tutto ciò? 
L’uomo lo fa davvero:  distrugge angoli di incredibile bellezza per farla vedere a più persone possibili. E per tante altre ragioni che non sto ad elencare.

“Chi se ne frega… di alberi ce ne sono tanti… uno più uno meno…”


Sogno di primavera

Con i suoi colori, lo sbocciare dei fiori e le belle giornate di sole, la primavera segna la bellezza della vita nel suo massimo splendore.

Vero è che per qualche ora, qualche giorno fa, siamo tornati a trascorrere un giorno quasi invernale, con la pioggia -anche la neve! magari poter andare in Carso 🙁  – e una Bora fredda e gelida che ci ha fatto ricordare l’inverno appena trascorso. Chissà come l’avranno passata questa atipica giornata di aprile le rondini che ci hanno già fatto visita e cosa avranno pensato… chissà le prime e magnifiche fioriture del sottobosco… beh, in tempo di zona rossa Covid mi rassegno a visitare quei luoghi solo con la mia fantasia…

Questa è una Hepatica nobilis, Erba trinità, fotografata a fine febbraio. C’erano già temperature decisamente miti… Quanta la voglia di rinascere, la voglia di ritornare a vivere la nostra abituale vita proprio come fanno loro…

Inevitabilmente mi rattristo pensando a tutte le fioriture che mi sto perdendo ma soprattutto sento la mancanza di quell’ambiente che per me, e son sicura posso parlare anche a nome  di molti di voi, rappresenta una cura, un momento di conforto, un abbraccio per il cuore e l’anima. 

Stella del mattino

Il nome di questo delicato fiore, il bucaneve, Galathus nivalis, deriva da due parole greche che lo descrivono come un fiore bianco come il latte la cui fioritura avviene dopo l’inverno. Viene anche chiamato comunemente stella del mattino.

Un’antica leggenda narra che quando Adamo ed Eva furono scacciati dal paradiso terrestre si trovarono in una terra buia e gelida. In quel luogo desolato Eva fu colta da un momento di sconforto. Un angelo, mandato dal Signore che ebbe compassione di lei, prese dei fiocchi di neve e li soffiò verso di lei. Quando i candidi fiocchi di neve giunsero per terra si trasformarono in boccioli facendo così apparire i bucaneve. Grazie a quel miracolo Eva riacquistò la speranza e riprese il cammino.

 

Quando vedo i bucaneve nel sottobosco vengo colta dalla gioia, sono sempre così felice di trovare le prime fioriture. Anno dopo anno. E le prime fioriture, sappiamo, segnano la fine dell’inverno, buio e freddo, e annunciano l’arrivo della stagione dei colori e della gioia.

Nel linguaggio dei fiori e delle piante i bucaneve sono il simbolo della vita e della speranza, si dice sia il fiore ideale per festeggiare i cambiamenti, le nascite e i nuovi propositi. E ne abbiamo tutti un gran bisogno, soprattutto in questo periodo!

Winter warmness

Gennaio. Inizio anno. Mi ricordo che avevo bisogno di sentire quella brezza fresca sulla pelle, così decisi di uscire. Quattro passi sotto casa. C’era ancora quel pioppeto. In quel giorno dal cielo terso, ci sarebbe stato un tramonto dalla luce veramente bella. Così è stato. Non so spiegarvi l’esatta sensazione che ho provato ma, credetemi, era meravigliosa la luce calda che accarezzava ogni cosa. E il canto della natura non faceva altro che esaltare la bellezza del momento, Magia. Solo magia. Il calore nell’inverno.  

Purtroppo non sempre ci rendiamo conto che le banalità di ogni giorno possono essere preziose. Succede che lo capiamo quando ormai sono perse. Come sempre…
Il problema è che diamo sempre tutto per scontato, ma non è così. Il 2020 è stato un anno che non dimenticheremo. Ci scherziamo sopra per sdrammatizzare ma davvero è stata dura per tutti. Di sicuro abbiamo perso molto, c’è chi ha avuto perdite davvero dolorose come i propri cari. Chi ha perso tanto altro.
Ora bisogna ricominciare. Manca poco al nuovo anno… dovremmo portarci dietro tutta l’esperienza vissuta e compresa, e cercare di essere ottimisti, pensare sempre al bene e pensare sempre positivo. La legge d’attrazione, per chi ci crede, ci dice proprio questo.

Sono convinta che può essere d’aiuto anche al nostro pianeta, che ha proprio bisogno di essere curato. Iniziamo almeno a circondarci da tanti bei pensieri, che male non fanno 🙂 

Shinrin-yoku

Shinrin-yoku è un termine giapponese che esprime un concetto e non viene tradotta da un’unica parola. Shinrin-yoku potrebbe significare “ricevere benefici dall’atmosfera e dall’ambiente della foresta”, grazie ad una profonda immersione nella natura, da farsi con tutti e cinque i nostri sensi. Non si tratta solo di una semplice passeggiata nei boschi: si tratta di un respiro armonioso che si fa con la natura stessa. È stato scientificamente provato che l’immersione nella natura migliora il sistema immunitario, aumenta i livelli di energia, diminuisce ansia, depressione e stress, aiuta a rilassarsi. Questo effetto di rilassamento, di pace e di equilibrio lo si ottiene proprio  attivando tutte le nostre percezioni sensoriali, ad esempio ascoltando il rumore del vento tra gli alberi, o quando si annusa il profumo delle foglie bagnate dalla pioggia o del sottobosco oppure sfiorando delicatamente le foglie e i fiori. La natura riesce a risvegliare il nostro Io interiore assopito a causa della nostra vita moderna. Riusciamo quasi a sentire le radici e la nostra autentica essenza e ad avere percezione di istinti primordiali ormai quasi persi. Si riscopre, quasi come un ricordo, il profondo legame che l’uomo ha sempre avuto con la natura.

Da ricerche scientifiche è emerso che il benessere è dovuto non solo alla vista di un ambiente totalmente rilassante, lontano dalla confusione cittadina, ma è dovuto agli olii essenziali, i fitocidi, che le piante rilasciano in maniera naturale. Queste fragranze e profumi, in particolare modo quelli emanati dalle conifere  (oli essenziali legnosi), riducono il rischio di problemi psicosociali legati allo stress. 

Motivo in più per preservare e proteggere la natura e l’integrità degli ambienti più selvaggi: l’uomo deve capire che la natura non va sfruttata ma è un bene prezioso per la nostra salute oltre che per la salute di tutto il nostro pianeta.

“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa”, Henry David Thoreau

Arrivederci

Quanta bellezza nei colori dell’autunno… Questo è un anno decisamente anomalo che continua a tormentare un po’ tutti e l’autunno, anche se ormai sta finendo, è stato per molti  “a porte chiuse”. Molti dei luoghi a me cari sono purtroppo irraggiungibili a causa delle misure restrittive per la pandemia in corso.

Abbiamo tanti bei posti anche vicino a casa, questo è vero, ma con certi luoghi si ha un legame particolare, più profondo, dettato da qualche esperienza vissuta in precedenza o semplicemente per un qualcosa che sentiamo “a pelle”. Un po’ come succede con le persone. E proprio come in una vera amicizia, ci si aspetta pazientemente. E così … “Arrivederci al prossimo autunno”.

Code of conduct

Forest bathing

Il guardiano

Come i rami di questo albero si allargano in un abbraccio forte e possente, così anch’io mi lascio trasportare da questa immaginazione e mi abbandono all’idea di essere protetta e amata in questi luoghi che reputo sacri: le nostre foreste.

“Non è tanto per la sua bellezza che una foresta resta impressa nei cuori degli uomini, quanto per quel sottile qualcosa, quella qualità dell’aria che emana dai vecchi alberi, che così meravigliosamente cambia e  rinnova uno spirito stanco” ( R.L. Stevenson )

Autumn has come, enjoy colors!

Code of conduct

Argento

Ogni stagione ha i suoi colori. Poi ci sono quei momenti di transizione tra le stagioni che ci offrono qualcosa di diverso. Siamo a fine estate e inizio autunno, bisogna aspettare ancora un po’ per i colori autunnali, speriamo caldi e intensi.

Il cielo è nuvoloso, la pioggia cade e a volte il verde delle foglie sembra più vivo. I tronchi di questi faggi, invece, bagnati dalla pioggia , riflettono l’argento.

Ogni sfumatura di colore che percepiamo e ogni profumo sono momenti unici e indimenticabili.

Sulla via del ritorno

Stavo già ritornando sui miei passi dopo una bella mattinata di fotografia, quando vedo in lontananza una coppia di signore con un bel mazzo di ciclamini in mano… Allora mi fermo, tiro fuori la mia macchina fotografica e comincio a far foto al primo ciclamino che vedo dal sentiero… Si fermano incuriosite. Mi chiedono cosa fotografo e rispondo loro che sto fotografando la bellezza che stringono tra le loro mani. L’altra dice alla sua amica: “ti avevo detto che erano più belli da vedere nel bosco”. Incuriosite, faccio loro vedere qualche foto. Alla fine della chiacchierata entrambe mi dicono che il prossimo anno piuttosto che raccoglierli, li ammireranno crescere nel bosco. 

Non so se poi lo faranno, ma ho cercato di far la mia parte, seppur piccola, e ho parlato loro del concetto descritto in uno dei principi di Nature First: lasciamo i posti che visitiamo meglio di come li abbiamo trovati. Invece che raccogliere fiori, chissà se la prossima volta raccoglieranno piuttosto qualche rifiuto che si trova qua e là…

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