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Nessuno è perfetto!
Nemmeno questo funghetto…
A questo ho pensato facendo questa foto. Spesso quando fotografo, penso e rifletto molto…
La fotografia dal mio punto di vista non è solo trasmettere la bellezza che ci circonda, è anche comunicare: stati d’animo, idee, riflessioni…
Troppo spesso si vedono foto splendide, accattivanti, che ci lasciano senza fiato da quanto sono meravigliose, impeccabili da un punto di vista tecnico/estetico ma che poi… tendiamo a dimenticare perchè ci hanno solo fatto vedere la bellezza e magari proprio la perfezione dello scatto.
Mentre scattavo, stavo proprio riflettendo sul fatto che il perfezionismo per assurdo può ostacolare la nostra crescita.
Senza cadute, perdiamo la bellezza e i colori della vita.
Non serve essere perfetti per tutti; è importante invece essere speciali per qualcuno, accettando le nostre imperfezioni.
Magari il segreto è proprio questo: liberarsi dal bisogno di perfezione per scoprire la vera bellezza della vita!🥰
“Chiudi quegli occhi e fa volare la tua anima”
Le damigelle, delicate creature che ci regalano la loro ultima danza, portano con sé un dolce sentimento di fine estate e un delicato ricordo dei raggi di sole che ci hanno riscaldato.
Ci prepariamo così ad abbracciare un momento di introspezione e riflessione: l’autunno, avvolto in colori caldi e profumi di terra, è un invito a raccogliere i propri pensieri e a prepararsi all’abbraccio dell’inverno, che, pur nel suo silenzio, nutre la speranza di un nuovo risveglio, mentre la primavera riporta la luce e la bellezza di un ciclo che ricomincia.
Il ciclamino, Cyclamen hederifolium, come altre piante, possiede un significato speciale nel linguaggio dei fiori, ma le interazioni culturali hanno creato diverse associazioni di significato nel tempo e nello spazio.
Il significato del suo nome deriva dal greco Kyklos, che significa cerchio, proprio per la forma arrotondata dei suoi petali e foglie.
Sebbene il ciclamino abbia avuto una connotazione principalmente negativa, oggi rappresenta aspetti positivi. Il suo duplice significato deriva dal contrasto fra la bellezza dei suoi fiori e la tossicità dei tuberi, dalla sua crescita in penombra e dalla varietà di colori che spaziano dal bianco al rosso.
Nell’antica Roma, il ciclamino era visto come un autentico talismano contro le maledizioni e le magie oscure. Donarlo equivaleva a proteggere qualcuno dal male. Era quindi un autentico portafortuna, un valido antidoto contro le influenze negative, grazie alla sua natura tossica (come lo erano anche le altre piante “pungenti”). Per gli antichi Greci, invece, la sua bellezza e la rapida propagazione lo elevavano a simbolo di fertilità e amore… ed era considerato anche afrodisiaco, simbolo di prosperità per le giovani coppie.
Recenti studi hanno messo in luce come il profumo del ciclamino possa aumentare la fiducia in se stessi, rendendolo un dono particolarmente prezioso per chi desidera elevare la propria reputazione.
Il linguaggio dei fiori ha origine nel medioevo, un’epoca caratterizzata dal progresso nella medicina e nella comprensione delle piante, delle erbe e delle radici. In questo contesto si sono sviluppate anche le associazioni negative col ciclamino. Probabilmente tutto ciò nasce dal netto contrasto tra l’eleganza dei suoi fiori, l’affinità per le aree ombreggiate e la tossicità dei suoi tuberi, che mentre risultano nocivi per gli esseri umani, non lo sono per altri animali. In quest’epoca, addirittura si raccomandava persino alle donne in gravidanza di evitare di calpestarlo, temendo che tale gesto potesse recare danno al nascituro!
Il dualismo del ciclamino potrebbe quindi arrecare incertezze nel donarlo.
Oggi il ciclamino continua a incantarci con la sua bellezza e ci suggerisce significati positivi: ricordo infatti che questo fiorellino favorisce l’autostima e la considerazione di se. Il fiore è simbolo della fertilità e si dona come buon augurio per l’arrivo di un figlio o un nuovo membro in famiglia. La pianta può essere regalata anche a chi ha avuto un periodo sfortunato e vuole risollevarsi e tornare ad avere un futuro vincente.
Come avviene frequentemente in natura, esiste una notevole differenza morfologica tra i membri della stessa specie ma di sesso diverso.
Amati… odiati… temuti…
Il momento dell’anno più cruciale per gli anfibi è arrivato: sono iniziate le migrazioni che li condurranno verso gli stagni per la deposizione delle preziose uova.
Gli anfibi (tutelati dalla Convenzione di Berna) sono stati la prima classe di vertebrati ad essersi avventurati sulla terraferma. La loro è una storia antichissima, iniziata ben 150 milioni di anni prima della comparsa dei dinosauri! Direi che questo è già un motivo per il quale meritano la nostra attenzione!
Già a partire dal loro nome si può intuire qualcosa sulla loro ecologia: la parola anfibio deriva dal greco (αμφίβιο) e significa dalla doppia vita. Infatti, per vivere dipendono da un delicato equilibrio tra l’ambiente acquatico e l’ambiente terrestre.
La loro sopravvivenza e il viaggio che gli anfibi devono affrontare in questo periodo presenta notevoli difficoltà. Queste difficoltà sono legate sia alle strade trafficate e ai tanti ostacoli che devono attraversare (muretti, marciapiedi, tombini…) per completare la loro migrazione, sia alle condizioni meteorologiche e climatologiche (carenza d’acqua nei siti di riproduzione, prolungati periodi di siccità e ondate di caldo sempre più numerose… ).
Per questo motivo è importante che gli utenti della strada prestino molta attenzione durante i periodi migratori laddove rane e rospi attraversano regolarmente le strade, in particolare le sere in cui piove o è molto umido.
Ogni anno associazioni e volontari (tra cui la Associazione ambientalisti Eugenio Rosmann) si attivano in azioni per il recupero e salvataggio di rospi, rane etc.. Come? Spostandoli delicatamente dalla strada.
Vengono adottate tutte le attenzioni e precauzioni necessarie per non danneggiare la loro pelle, fine e delicata, particolarmente soggetta all’essicazione. Per svolgere correttamente la sua funzione, la pelle degli anfibi deve essere mantenuta umida così da poter scambiare ossigeno e anidride carbonica con l’ambiente circostante e assorbire i liquidi per via cutanea.
Purtroppo molti rospi non ce la fanno e trovano la loro morte sulla strada, travolti dalle macchine, come si vede nella foto.
E’ una fine davvero triste. In certi punti si contano centinaia di rospi schiacciati. Si sta cercando qualche soluzione (sottopassi) per permettere a queste innocenti creature di mettersi in salvo.
I rospi, secondo me bellissimi (avete mai osservato i loro occhi da vicino?), sono inoltre molto utili nell’ecosistema poiché si nutrono di insetti dannosi per le colture, fungendo così da controllo naturale delle infestazioni. Sono indicatori della qualità ambientale dato che la loro presenza è correlata ad ambienti sani e non inquinati.
Il Rospo comune è una specie protetta dalla Convenzione di Berna, Direttiva Habitat dell’Unione europea e dal Regolamento per la tutela della flora e fauna di importanza comunitaria e di interesse regionale, in esecuzione dell’art. 96 della Legge regionale 23 aprile 2007, n.9 (Norme in materia di risorse forestali), come modificato da ultimo dal DPReg.4 luglio 2022 , n.80/pres.
Molti altri per fortuna, come in una favola, superando gli ostacoli e le sfide sul loro cammino, trovano il loro stagno e il ciclo della vita può continuare!
Al crepuscolo, in Carso, si possono fare questi incontri: per alcune persone sono animali insignificanti, per me sono magici!
Mentre aspetto la loro comparsa, mi vede un escursionista, si avvicina a me e mi chiede se aspetto caprioli o qualche altro animale.
Gli faccio vedere una femmina di Cervo volante che ho trovato nascosta nelle foglie, poco più in là. Si sorprende: non sapeva nemmeno ci fossero.
Gli racconto qualcosa sulla loro vita, e anche lui ne rimane affascinato.
Sono animali spendidi, non finirò mai di dirlo.
Osservando un bucaneve sbocciato si può facilmente vedere un bellissimo e perfetto cuore verde capovolto, proiettato verso il cielo.
E quando il bucaneve deve ancora sbocciare è bello concentrarsi e cercare di intravedere quel cuoricino che timidamente si nasconde tra i candidi petali.
Il Galathus nivalis sembra essere proprio un simbolo di speranza e purezza, con lui ci lasciamo alle spalle i mesi più bui e freddi dell’inverno. Infatti è tra i primi ad annunciare l’arrivo della primavera che attendiamo sempre tutti con grande entusiasmo.
Curiosando nel linguaggio dei fiori sembra che il bucaneve indichi anche virtù e simpatia. E che sia simpatico, credo proprio che nessuno lo possa negare, soprattutto quando danza nel vento… con disappunto del fotografo che cerca di immortalare la sua bellezza.
Funghi funghi…
Gioielli d’autunno! Ce ne sono di tutti i tipi, tutte le forme e tutti i colori…beh questi sono abbastanza comuni ma io sono innamorata delle lamelle di ogni fungo che vedo!
Come ogni creatura del bosco, anche attorno ai funghi si sono raccontate molte leggende. Una di queste narra che i funghi sarebbero nati dalle briciole di pane cadute in un bosco da due pagnotte che Gesù e San Pietro stavano mangiando mentre camminavano nella foresta. Le due pagnotte erano l’una bianca e l’altra nera, e le briciole cadute originarono i funghi Buoni e quelli Velenosi.
Io non sono esperta conoscitrice di funghi, proprio per questo non li raccolgo ma adoro fotografarli!
Buon autunno a tutti!
Il proprio sito è uno spazio dove l’autore o l’autrice parla dei suoi pensieri, del suo credo, del suo modo di essere: penso sia riduttivo realizzarlo solo come una vetrina per le fotografie che scattiamo, ma questo è il mio pensiero, è solo un mio semplice punto di vista.
Ecco allora che personalmente ho deciso di accompagnare le mie foto con qualche aneddoto o qualche riflessione, che credo permetta solo di conoscermi un po’ più a fondo, anche se mi auguro che le mie fotografie possano già in parte parlare di me.
Questo cervo volante, la sua silhouette… l’ho fotografato così perché mi piaceva. Semplicemente, in quel momento, ho trovato tutto stimolante: le sue forme che quasi si perdevano nell’ombra, sullo sfondo scuro… ma c’erano anche quei bagliori di luce che si riflettevano sulla sua corazza. Perchè di corazza si tratta, quella che lo protegge, e che ognuno di noi si costruisce per sopravvivere emotivamente.
Amo stare in natura, la sento come una seconda casa. Seconda? Forse è la unica casa dove ogni mia pesantezza viene sollevata, dove ritrovo le energie perse nella giornata, dove anche il giorno successivo mi sento bene, mi sento meglio.
E davvero spero che per ognuno di voi sia altrettanto. Abbiamo una risorsa incredibile, ma dobbiamo prima di tutto rendercene conto e quindi proteggerla.
E’ sempre un’emozione vedere nascere una nuova vita, anche se si tratta di un insetto. Le libellule sono esseri meravigliosi, sono l’essenza dell’estate!
Essendo feroci predatrici di insetti, sono nostre preziose alleate, amiche le definirei. Purtroppo come sempre l’uomo non si rende conto di essere una minaccia anche per queste splendide creature: gli stagni e i torrenti lungo i quali si nutrono e si riproducono, sono sempre più minacciati dall’inquinamento e dall’intervento dell’uomo.
Adoro trascorrere del tempo ad osservare i loro voli acrobatici e velocissimi: libellule, damigelle, effimere sono creature che mi affascinano moltissimo.