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Forse è l’animale-simbolo dell’Islanda, assieme ai cavalli, volpi artiche e naturalmente pecore. Di certo è quello più simpatico che abbia mai visto, nonostante gli occhioni un po’ malinconici. Ricordo che all’inizio non ero particolarmente interessata a fotografare le Pulcinelle di mare: avevo visto così tante foto, belle ed emozionanti, con luci incredibili, che in quella giornata di tempesta, così grigia, avrei forse preferito fotografare il paesaggio, i bellissimi fiordi del Nord. Ma poi, come non rimanerne affascinati? Complice anche la scogliera di Látrabjarg, con la sua vertiginosa altezza di oltre 400metri, complice l’oceano burrascoso e il sole che improvvisamente si faceva largo tra le nuvole, complici chissà quante altre cose, i loro voli acrobatici, la loro confidenza… sarei rimasta ore ed ore ad osservare queste bellissime creature, sulla scogliera, anche senza fotografare, perchè davvero a volte bisogna fare un passo indietro, e in pace, fermarsi e ammirare la Natura.
Il tempo di un respiro, un momento breve e fugace, un improvviso batticuore: così la luce appare, per un solo istante, dopo la tempesta. Avrei voluto fermare l’attimo, viverlo profondamente, ma la magia è stata proprio il suo apparire inaspettato e il suo dissolversi nell’oscurità. Il ricordo di questo minuto d’emozione sarà eterno.
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La penisola di Látrabjarg è nota per le spettacolari scogliere e per l’abbondante avifauna: le scogliere si estendono per 12 km lungo la costa e le altezze variano da 40 a 400 m. Qui nei mesi estivi si possono trovare una gran varietà di uccelli marini che vi nidificano a migliaia, rendendole un posto particolarmente affascinante. Da giugno ad agosto nidificano e si riproducono incredibili quantità di pulcinella di mare, gazze marine, urie, cormorani, fulmari e gabbiani tridattili. Le pulcinelle di mare sono estremamente abituate alla presenza umana e spesso si lasciano fotografare da una distanza minima.
Qui una Gazza marina ( Alca torda ) mi osservava mentre mi sporgevo dall’alto delle scogliere per godermi lo spettacolo dell’oceano.
Una fotografia per qualcuno forse un po’ cupa, un Argiope avvolto dal buio che lo circonda.
Un animale temuto dagli aracnofobici e che generalmente non suscita simpatia.
Un aracnide elegantissimo e che adoro fotografare, con la luce, con le ombre.
Punti di vista.
La sera si sta avvicinando. Ormai tra i rami di quercia filtrano solo pochi raggi di sole e tra un po’ tutto sarà avvolto da una debole luce crepuscolare. Si sentono i rumori della città in lontananza, qualche clacson, qualche motore. E dall’altra parte la musica del paese in festa, lontano. Qui invece c’è pace, la si respira. Rimango in silenzio, ascolto il suono del bosco, il movimento di qualche animale. Studio l’inquadratura, mi sporgo, catturo l’ultima luce che si riflette sul mare. Lontano. Ormai il tempo dei cervi volanti sta finendo, e già penso al prossimo anno, a rivederli. Un velo di malinconia mi fa compagnia mentre ritorno sui miei passi verso casa, accompagna la felicità di questa giornata, ricca di emozioni, come lo è sempre, in Natura.
Il piccolo popolo alato d’estate si scatena: tantissimi insetti nei prati danzano da un fiore all’altro, libellule e damigelle corrono veloci nelle zone lagunari, e nei boschi? Nei boschi si assiste ad un altro spettacolo: verso la fine delle calde giornate di giugno e luglio si aprono le “danze” dei cervi volanti…. non molto aggraziate, a dir il vero. Questi goffi coleotteri si spostano da un ramo all’altro delle querce alla ricerca delle femmine, e non lo fanno di certo in modo silenzioso! E’ emozionante anche solo vederli mentre stanno per spiccare il volo, quando sollevano le elitre e dispiegano le loro ali. La ricerca delIa femmina li spinge ad allungare i loro voli, tanto da uscire dal bosco e attraversare le strade che separano i querceti del Carso. Purtroppo ogni anno si assiste a piccole stragi di cervi volanti colpiti o schiacciati sull’asfalto dalle macchine di passaggio. Speriamo che questo esemplare riesca a trovare la sua femmina e a perpetuare la specie che è già minacciata dalla scomparsa del suo habitat.
Si va in Natura per trovar pace, per rimanere in silenzio ad osservare. Osservando e cercando con gli occhi qualcosa che mi colpisca più di tutto il resto, mi sono soffermata su questa scena che mi fa riflettere sulla diversità, un tema molto attuale. Questa fotografia è un esempio di quello che ogni giorno possiamo trovare in Natura: la diversità qui è norma. Troviamo specie diverse tra loro che vivono una accanto all’altra condividendo il territorio e spesso anche risorse di cibo e acqua. Forse è troppo semplicistico vederla così ma non si può comunque negare che questo avvenga. Ci sono equilibri delicati, certo, ma questi equilibri si possono spezzare solo per questioni di sopravvivenza. Anche qui c’è violenza, brutalità, una continua lotta per la sopravvivenza, non per altri motivi. Noi “esseri superiori” troppo spesso invece non siamo capaci di fare altrettanto, non siamo capaci di andare oltre nemmeno alle semplici differenze estetiche o culturali che subito ci aggrediamo, ben che vada “solo” verbalmente. Andare in Natura mi riporta al vero senso delle cose. Chissà perché il diverso spaventa così tanto noi esseri umani. Eppure è un valore. Non dimentichiamocelo, è alla base dell’evoluzione.
Mi ricordo, da bambina, la fobia smisurata che avevo nei confronti di tutti quei piccoli animali che temevo potessero avvicinarsi a me senza che me ne accorgessi, come ad esempio i ragni.
Oggi invece sono io che vado a cercarli, con attenzione , nel loro ambiente, curandomi di non rovinare le loro opere, le loro tele, che con fatica costruiscono e che io ammiro come fossero opere d’arte.
Da qualche parte, tempo fa, ho letto che gli Argiopi potrebbero esser chiamati i Picasso degli Aracnidi …e come non essere d’accordo?
Inconfondibile…. Con la sua postura e le sue zampette, la sua testa triangolare, i suoi grandi occhi.
Ah, per me la mantide religiosa è proprio un bellissimo insetto, difficile da trovare, nascosto nella vegetazione, immobile in attesa della sua preda. La sua postura ricorda quella di una preghiera, ma, controsenso, è ben noto anche il suo cannibalismo post-nuziale. Vi siete mai chiesti quante cose in natura “sono” strane? A volte inorridiamo quando alcune di queste curiosità ci giungono per la prima volta all’orecchio, ma se ci pensiamo bene le leggi naturali non sono crudeli o strane, tutt’altro: ci sono invece degli equilibri che dovrebbero venir rispettati ma sappiamo che molto spesso, purtroppo, non è così.
Questa piccolissima mantide l’ho fotografata nel “mio” Carso triestino, proprio mentre i miei pensieri inseguivano fili logici e illogici sulla vita. Osservavo la luce che attraversava una Asparagus acutifolius, asparagina selvatica, cercando chissà cosa, forse niente e… poi ho visto questo esserino piccolissimo… stentavo a crederci: una piccola mantis stava percorrendo un sentiero molto spinoso. Mi son detta che se lei così piccola riesce a superare spine così grandi, anche tutti noi possiamo superare certi ostacoli che ci sembrano insuperabili.
Dalla natura, sempre tanta saggezza.
All’imbrunire, nel Carso, quando la luce se ne sta andando, prima di tutto li senti. E’ un volo goffo, rumoroso, la prima volta che li vidi quasi mi spaventai. Ora li adoro, ne sono affascinata e ogni volta che li vedo, mi fermo a guardarli, quanto sono belli!
Il cervo volante è uno dei più grossi coleotteri in Europa, il suo nome deriva dalle sue caratteristiche mandibole molto sviluppate che ricordano appunto le corna di un cervo. Come si può vedere in questa foto, queste mandibole sono utilizzate per i combattimenti durante il periodo riproduttivo, il maschio in realtà non è così pericoloso come si può pensare, i suoi muscoli non sono in grado di muovere con tanta forza queste grosse protuberanze…che alla fine servono “solo” per sollevare il nemico e fargli fare un volo giù dall’albero. La femmina invece le ha più piccole, lei sì che riesce a pizzicare con più forza e questo le serve anche per scavare i tunnel nei quali poi deporrà le uova.
Quello che mi affascina di questi animali è, oltre al loro volo e la loro estetica, il ciclo riproduttivo e il loro sviluppo, molto lungo, dai 3 ai 5 anni.
E’ una specie tutelata dalla Convenzione di Berna, minacciati purtroppo dalla sparizione del loro habitat, costituito da boschi di latifoglie con alberi vecchi e morenti.
Come al solito, l’uomo, al centro dell’universo, pensa di sapere tutto e che tutto sia a sua unica disposizione; ha pensato in passato che un po’ di pulizia nel bosco era la cosa giusta da farsi. Con certi atteggiamenti e molta ignoranza si possono arrecare grossi danni alle specie viventi soprattutto a quelle che hanno un ciclo vitale così lungo.
Per favore, combattiamo anche noi, per difendere il nostro Pianeta.
Nella Gallery, altre immagini del piccolo mondo degli invertebrati.